Il Phubbing: quando la tecnologia fa male
Il Phubbing è un neologismo coniato nel 2012 che in Italia ancora pochi conoscono, ma molti praticano. Deriva dalla fusione dei termini phone e snubbing, che in inglese significa "mancare di rispetto a qualcuno, in particolare ignorandolo".
Il risultato è quella che è ormai divenuta una patologia sociale imperante: prediligere il rapporto col proprio smartphone senza curarsi delle persone vicine. Se sui mezzi pubblici, ad esempio, si tratta di una pratica tutto sommato comprensibile (ci si trova tra estranei e in passato non era raro vedere treni o bus pieni di passeggeri nascosti dietro a riviste o quotidiani), questo fenomeno diventa particolarmente grottesco e preoccupante quando ci si trova tra amici o parenti e ognuno finisce per barricarsi dietro al proprio dispositivo mobile in un silenzio assordante che ricorda le scene di qualche film distopico di cloni alienati o società narcotizzate.
Un tempo si cercava di ravvivare discussioni sfoderando ricordi, opinioni o aneddoti, mentre oggi è sempre più frequente (soprattutto in mancanza di argomenti e di stimoli utili) il trincerarsi dietro la propria porta sul mondo virtuale per vincere la noia o la "fatica" di instaurare e mantenere relazioni interpersonali dirette. Non stiamo, in questa sede, a citare gli studi scientifici e le percentuali statistiche emerse da ricerche e indagini che dimostrano la crescente insoddisfazione legata al phubbing all’interno di coppie o gruppi di persone: esistono e sono in costante aumento, come prevedibile. Piuttosto, vogliamo scatenare un piccolo segnale d’allarme sociale che è bene non sottovalutare, specialmente quando ci si trova di fronte alla nascita di un vero e proprio termine linguistico coniato apposta per descrivere un fenomeno ben specifico e facilmente riscontrabile ovunque.
Gruppo DiGi nasce e cresce come azienda "digitale" che basa molti dei propri servizi su tecnologie informatiche, smartphone, Internet e comunicazione virtuale, ed è composta da professionisti che in ambito lavorativo e personale fanno ampio uso di tutto ciò di magico e meraviglioso la tecnologia può offrire in quest'epoca storica. Ma i rapporti sociali, il brainstorming faccia a faccia e la necessità fisica di "disintossicarsi" regolarmente da schermi e reti sono parte integrante della nostra quotidianità, anche a costo di limitare potenzialmente la produttività.
In questo momento storico siamo tutti parte di un immenso studio collettivo che ci rende vere e proprie cavie che devono destreggiarsi giorno e notte tra nuove patologie, nuove dipendenze, inquinamento elettromagnetico, reati virtuali di ogni tipo e una capacità di assorbire e metabolizzare notizie e informazioni impensabile anche solo dieci anni fa. Rifiutare totalmente ciò che il mondo offre (o meglio, vende) e chiudersi in un eremo non è certo una soluzione adatta a tutti, per fortuna. Allo stesso modo, cerchiamo di non perdere di vista il vero scopo ultimo e imprescindibile di ogni buona rivoluzione tecnologica: far risparmiare tempo e risorse, da destinare poi alla ricerca della propria serenità, stabilità e umanità. A schermo spento o, quantomeno, in standby.