Windows 10 si installa forzatamente e male? Giudice americano condanna Microsoft a pagare una multa!
La notizia che rimbalza in rete in questi giorni potrebbe costare davvero cara a Microsoft. L'imprenditrice americana Teri Goldstein, proprietaria di un'agenzia di viaggi, è infatti riuscita a spuntarla contro il colosso di Redmond in una causa da lei avviata per danni subiti durante l'aggiornamento (non voluto) del suo PC a Windows 10.
Da ormai un anno, infatti, milioni di utilizzatori di sistemi Windows 7/8/8.1 combattono ogni giorno contro popup e servizi pianificati in automatico da Windows Update che li invitano sempre più insistentemente ad aggiornare gratuitamente il loro computer alla versione 10 di Windows. Sebbene nel tempo Microsoft abbia perfezionato tale aggiornamento, rendendolo più stabile e sicuro (ma non meno invasivo e disorientante, per chi si ritrova ad usare un nuovo sistema operativo dall'oggi al domani), moltissimi utenti casalinghi e aziendali non vogliono saperne di perdere tempo dietro a driver da aggiornare manualmente o rischi di blocchi e incompatibilità con vecchi programmi, preferendo mantenere i loro "vecchi" sistemi nonostante il terrorismo mediatico della stessa Microsoft.
Grazie alla decisione di un giudice americano, questa sgradevole strategia commerciale (è vero che Windows 10 è gratis, ma porta con sé una miriade di funzioni preabilitate di raccolta dati decisamente monetizzabili) potrebbe rivoltarsi contro Microsoft in modo piuttosto oneroso. La Goldstein, infatti, è riuscita a dimostrare in tribunale di aver subito ritardi e quindi danni economici causati da crash post aggiornamento automatico del suo PC a Windows 10, e poco importa se il suo è un piccolo business con un fatturato piuttosto modesto: il giudice le ha dato ragione e ha costretto Microsoft a pagare una multa di diecimila dollari.
Con una certa, insolita e grossolana fretta, Microsoft ha rinunciato a ricorrere in appello e a commissionare indagini più precise per determinare se davvero l'aggiornamento sia passato con la completa estraneità della Goldstein, ma così facendo ha creato un precedente che potrebbe essere sfruttato da decine, centinaia, migliaia di utenti con casistiche simili. Noi italiani, comunque, faremmo bene a non farci troppe illusioni: una causa del genere nel nostro paese verrebbe probabilmente trasformata in un groviglio di lungaggini e procedure burocratiche destinate a risolversi fra qualche decennio, magari con l'annuncio di Windows 20...